Il Simbolismo della Rosa rientra più ampiamente nell'ancestrale culto dei fiori che attraversa tutte le epoche della storia conosciuta dall'uomo, dei continenti e delle civiltà.
Simboli della Vita, della bellezza e della giovinezza i fiori sono stati spesso associati all'emblema del Sole per la disposizione a stella dei petali.
Anche la scienza ha ormai attestato la capacità dei Fiori di influenzare positivamente la psiche attraverso la loro bellezza e il loro colorismo spesso sgargiante.
Per questo, nel simbolismo delle diverse tradizioni, i fiori divengono sinonimo di piacere, sensualità o assurti come simboli dell'erotismo.
Presso i Maya la nicté, fiore bianco dal profumo inebriante, si associa alla leggenda dell'omonima principessa, allegoria della grazia e della bellezza che vincono la crudeltà del mondo.
Tra le culture pre-colombiane anche gli Atzechi attribuivano un significato particolare ai fiori: Xochiquetzal, o Ichpuchtli era la dea dei fiori e presiedeva a tutte le attività associate alla fertilità e alla fecondità, era simbolo della sensualità e della sessualità feconda.
Xochiquetzal rappresentava così sia le donne incinte che le prostitute, i giochi puri dell'infanzia così come la fertilità del suolo. I suoi simboli erano i fiori.
I fiori dunque coprono tutto l'immaginario associato ai sentimenti e all'amore e che va dall'innocenza, dalla grazia, dalla purezza della bellezza spirituale al piacere carnale e alla bellezza fisica e sensuale.
Secondo quest'ultima accezione i fiori rappresentano da sempre anche la caducità della vita e il trascorrere breve delle gioie e dei piaceri terreni.
“ L’Uomo nasce come il fiore dei campi, ma il vento lo sfiora ed esso scompare, né più si conosce il luogo dov’era” (Salmi, 103, 15-16)”
Da ciò deriva l'usanza di porre dei fiori sulle tombe dei defunti che si diffonde a partire dalle prime comunità cristiane e si perpetua ancora oggigiorno.
Nella Bibbia il fiore è simbolo della benevolenza di Dio e della grazia concessa da Dio all'uomo.
Lo stesso significato transita nella simbologia cristiana dove il calice del fiore aperto verso l'alto diventa simbolo dell'accoglimento dei doni divini che provengono dall'alto e dunque di grazia.
Un particolare significato tra i fiori ha poi da sempre assunto la Rosa, regina tra i fiori.
Le prime testimonianze storiche riguardo la Rosa risalgono addirittura a 5000 anni fa e si trovano presso i Sumeri, il cui re Sargon I (vissuto tra il 2684 e il 2630 a.C.), di ritorno a Ur da una spedizione bellica oltre il Tauro, racconta di aver visto viti, fichi e alberi di Rosa.
La storia della Rosa continua nella Grecia classica: già nel IV secolo a.C. Teofrasto descrive le rose come fiori aventi da cinque a cento petali. Nello stesso periodo, a Rodi furono coniate monete che ritraevano le rose.
Quasi certamente dunque le Rose arrivarono in Grecia dall‘Oriente.
Questo fiore era noto in Cina già nel VI secolo a.C.: Confucio (551-479) ci informa che l‘imperatore possedeva centinaia di libri sulla coltura della Rosa.
A partire dal V secolo a.c. la Rosa appare anche in Egitto dove è raffigurata su tessuti e affreschi, secondo alcune testimonianze Cleopatra avrebbe sostituito il tradizionale loto con la più amata Rosa.
Nell'Estremo Oriente la simbologia della Rosa è analoga a quella del fiore di Loto: entrambi accompagnano riti e raffigurazione funerarie e sono simbolo del centro segreto a cui si può pervenire attraverso il perfezionamento dell'anima.
Nella tradizione induista dalla corolla di una Rosa nasce Peyota Siri, una delle mogli del dio Vishnu mentre in Cina la Rosa è menzionata e lodata nei poemi di Confucio.
E' soprattutto a partire dal Medioevo che la Rosa si diffonde in Europa come simbolo dell'amore, della fede o dell'ideale.
Il Roman de la Rose una delle più celebri opere letterarie ispirate all’Amor cortese, viene ideato da Guillame de Lorris intorno al 1229. L'autore identifica la Rosa con l'ideale femmineo di bellezza spirituale che spinge l'uomo al perfezionamento interiore. Alcuni decenni più tardi il poema viene completato da Jean Chopinel de Meug il quale dà alla ricerca della Rosa, allegoria dell’Amore, un aspetto meno spirituale, più erotico e connotato dalle umane passioni: la Rosa diviene simbolo della trasmutazione e della fusione alchemica che si attua attraverso l'atto dell'amore fisico e della passione.
Sempre nel medioevo si indicano in alcuni casi come “Rose” tutti i fiori in analogia al ricevimento della grazia, alla bellezza spirituale o alla fede.
Ai vassalli più fedeli era concessa la Rosa d'Oro simbolo di Fedeltà e Onorificenza.
Ancora più che ai fiori in genere è alla Rosa che sin dall'antichità vengono associati tutti i significati legati all'Amore: dal sentimento spirituale e trascendente fino alla passione e all'amore carnale.
I culti associati alle Rose si diffondono nel Mediterraneo a partire dall'ellenismo: la Rosa rientra ad esempio nelle celebrazioni dedicate alla dèa Iside
Il mito della nascita della Rosa nel mediterraneo la vede associata all'amore tra Venere e Adone.
Adone, amante di Venere, viene ferito da un cinghiale, la dèa per soccorrere l'amato, si ferisce con alcuni rovi spinati e dal suo sangue nascono le prime rose.
Giove commosso permetterà ad Adone di vivere per un certo periodo dell'anno nel mondo dei vivi e il resto nell'aldilà. La Rosa si qualifica perciò già da questo antico racconto mitologico simbolo dell'amore che vince la morte, di grazia concessa dalla divinità e di rinascita.
Un altro mito, citato da Bockler e sicuramente meno diffuso, parla della nascita di Marte da una Rosa. La Rosa è sicuramente stata sin dall'antichità latina anche un'onorificenza di guerra: simbolo di fedeltà e di onore transita come già descritto nel medioevo per indicare il valore dei Cavalieri o la Fedeltà dei Vassalli.
Appartiene all'antichità latina anche la leggenda dell'Asino d'Oro di Apuleio secondo la quale Lucio, il protagonista, trasformato in asino, dopo una notte di preghiera alla Luna, riacquista le sembianze umane mangiando le Rose di una ghirlanda dedicata a Iside: la vicenda lo farà convertire al culto della dèa della fertilità.
Le Rose, come in generale i fiori, sono collegate sin dall'antichità anche ai riti funerari: i romani conoscono la Festa di Rosalia associata al culto dei morti e testimoniata già nel I secolo d.c. Con diffusione soprattutto sul territorio italico la festa veniva celebrata intorno all'11 Maggio e al 15 Luglio. A tutt'oggi la Pentecoste che si celebra la domenica prima della Luna Piena di Maggio, viene chiamata Pasqua delle Rose: in alcune regioni è ancora d'uso scambiarsi il fiore per simboleggiare la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli.
Nei culti dedicati a Dioniso si usavano ghirlande di Rose poiché si pensava che avessero la facoltà di alleviare gli effetti dell'ebbrezza e che potessero aiutare gli ebbri a non raccontare i loro segreti.
Qualunque sia l'origine dell'associazione tra Rosa e Segretezza, questo legame si perpetua attraverso i secoli ed è sicuramente richiamato dalla forma conclusa del fiore composta da cerchi concentrici di petali che ne celano il centro.
Nel Medioevo cristiano una rosa a cinque petali era posta sul confessionale era simbolo della riservatezza e del segreto: l'iscrizione“sub rosae” significava sotto il sigillo del silenzio e della discrezione.
Solo alle Vergini era riservato l'uso della Rosa come simbolo e sempre durante il Medioevo si diffonde l'immagine di Maria Vergine come Regina delle Rose: il mese a lei dedicato, Maggio, rivela chiaramente queste associazioni simboliche.
A partire dalla fine del XIV secolo anche nell'arte si diffondono le raffigurazioni di Maria nel giardino delle Rose, allusione del perfezionamento dell'anima nel corpo e della purezza virginale (Madonna nel Roseto di Sandro Botticelli, Maria nel Roseto di Stefano da Verona, XV sec, Maria con spalliera di Rose, scuola tedesca del XV sec. etc.)
La simbologia cristiana medioevale fa della Rosa il simbolo dell'Amore sacro che va dal sentimento mistico della “rosa candida” di Dante alla Passione di Cristo rappresentata dalla Rosa di colore rosso vivo analogia del sangue versato dalla croce nella coppa di Giuseppe di Arimatea.
Dante arriva al Paradiso attraverso la Rosa Mistica.
La citazione del fiore, che compare nel XXXI canto del Paradiso è puramente simbolica, in quanto questa Rosa è composta dalle anime dei beati che celebrano il loro trionfo nella visione beatifica di Dio:
“In forma dunque di candida rosa
mi si mostrava la milizia santa
che nel suo sangue Cristo fece sposa.”
Il concetto di Rosa Mistica, simbolo della perfettibilità dell'Anima, è noto anche in Medio Oriente attraverso gli insegnamenti dei Sufi che si diffondono a partire dal XII secolo d.c.
Il sentiero di perfettibilità proposto dalla mistica Sufi è infatti chiamato “Sebil-el-Uard” ovvero la Via della Rosa.
Già prima però il simbolismo della Rosa contenuto nell'esoterismo arabo doveva essere transitato in Europa dall'Oriente attraverso l'ordine dei Templari, insediati a Gerusalemme e in contatto con la spiritualità degli Ismaeliti.
Si suppone che lo stesso Dante fosse un seguace dei “Fedeli d'Amore” una setta di derivazione templare che attribuiva alla Rosa il simbolo del potere santificante e unificante dell'Amore e la cui origine sembrerebbe avere radice nella mistica araba.
Durante tutto il Rinascimento la Rosa continua a svolgere un ruolo centrale come simbolo dell'amore cortese nelle liriche e nei poemetti dei più importanti scrittori dell'epoca: dal Boiardo a Lorenzo dè Medici a Angelo Poliziano.
A partire dal 1600 i trattati alchemici che circolano in Europa integrano la Rosa tra i loro simboli prediletti: una rosa bianca insieme ad una Rosa Rossa diviene simbolo della dualità dei due principi Sulphur et Mercurius. Una Rosa con sette petali invece è posta in relazione ai sette metalli o ai sette pianeti con il Sole al centro.
Come simbolo solare la Rosa appare anche nel Rosone gotico a partire dal XIII secolo: a seconda del numero dei raggi il Rosone può fare riferimento alla ruota zodiacale, il percorso annuo del Sole oppure a quello diurno. Anche il Rosone deriva probabilmente da modelli orientali più antichi mesopotamici, M'schatta, o siriaco-copti.
Frequente a partire dal 1600 è l'associazione tra Rosa e Croce,connessione che costituisce l'emblema dei Rosacroce, una setta iniziatica di origine evangelica, nata nel tardo Rinascimento.
Il simbolo dei Rosacroce è una rosa a cinque petali posta al centro di una croce, simile al sigillo personale di Martin Lutero, e cioè una croce che si erge su di un cuore all'interno di una rosa con cinque petali.
Gli scritti di Johann Valentin Andreae (1586-1654) rivelarono più tardi la concezione spirituale dei Rosacroce. Lo stemma del nobile teologo tedesco era una croce di Sant'Andrea con quattro Rose alle estremità.
Gli insegnamenti e le notizie sui Rosacroce sono fondamentalmente contenute in due scritti pubblicati in anni successivi col titolo di Fama e Confessio.
E' soprattutto nella Confessio che viene reso più chiaro l'intento della Confraternita che come tutte le società segrete dimorava nell'ombra e che sarà, anche per questo, protagonista di fraintendimenti, plagi e false dichiarazioni di appartenenza all'ordine.
Si legge nella Confessio (1615) che la Confraternita ha la precisa funzione di operare una riforma generale del mondo attraverso un risveglio delle coscienze.
Tale risveglio può attuarsi per mezzo di un sistema iniziatico che opera una sintesi tra gli insegnamenti occidentali e quelli orientali di origine araba.
Molti videro nei manifesti dei Rosa Croce accenti spiccatamente protestanti nati in un momento di accese polemiche tra Riforma e Controriforma.
Strette e frequenti sono poi le similitudini tra simbologia massonica e quella rosacrociana: il 18° grado del Rito Scozzese Antico e Accettato ha ad esempio il titolo di Rosacroce.
La fama di “apdepti” dei Rosacroce venne poi attribuita, spesso dopo la morte e senza sollecitazione da parte loro, a grandi personaggi della storia, dell'arte, della letteratura e della scienza: vennero considerati rosacrociani Athanasius Kircher, Francis Bacon, Isaac Newton, Bejamin Franklin spesso su basi opinabili e non del tutto certe.
Certi possono essere invece alcuni riferimenti ai Rosacroce e alla Massoneria che troviamo negli scritti dei personaggi illustri sopracitati.
Si legge ad esempio nella bellissima poesia “I Segreti” di J.W. Goethe:
“Chi ha unito le rose alla Croce?/ Si allarga la corona da destra per ogni lato,/ e accompagna morbidamente il ruvido legno; e lievi nuvole azzurro-argentee si librano/ si innalzano con Rosa e Croce/ e dal centro sgorga una santa vita, / tre raggi che penetrano in un unico punto...”.
Tutta la simbologia Massonica ha dei forti legami sia con l'Alchimia che con i simboli dei Rosacroce.
La Massoneria dedica alla Rosa un'attenzione particolare: molte sette fanno esplicito riferimento alle Rose nella loro nomenclatura e in occasione dei funerali di un fratello la Rosa torna ad essere protagonista e garante della Fede, del Segreto e dell'Amore.
Vengono infatti gettate sulla tomba del fratello tre Rose di tre colori diversi con il significato di “Luce, Amore e Vita” (in inglese Love, Light and Strenght).
La Rosa ricopre un significato importante anche nell'araldica soprattutto in quella anglosassone: lo stemma della casata dei York è una Rosa Bianca, quello della casata dei Lancaster una Rosa Rossa. Lo stemma dei Tudor contiene due Rose mentre quello dei Southhampton si avvale di due rose bianche e una rossa simili agli accostamenti fatti nei trattati massonici o di alchimia del '600/'700.
Simbolo chiave delle scuole ermetiche ed esoteriche occidentali ed orientali la Rosa la si ritrova anche nelle tradizioni autoctone, e soprattutto nella leggenda del sacro Graal.
Sul piano della psicologia e del profondo il Graal, calice della Salvezza e della santificazione, è un elemento femminile, simbolo della ricettività e della prodigalità, una sorta di utero spirituale per tutti coloro che si affidano alla dottrina segreta, ancora la ri-vificazione attraverso un processo alchemico di unione del femminile e con il maschile, in questo caso l’eroe che beve dalla sacra coppa.
Sempre connesso al simbolismo della rosa è l'ordine cavalleresco assoldato da Re Artù al fine del ritrovamento del Graal: l'ordine de La Rose Noire.
I fiori e in particolare la Rosa, divengono poi protagonisti di un curioso linguaggio simbolico che si diffonde nell'ottocento Biedermeir e poi Vittoriano presso i borghesi.
Si tratta di un complesso e talvolta frivolo linguaggio dei fiori in uso per il corteggiamento o per esprimere complicati sofismi.
Nel 1899 G.W. Gessmann dice di voler ripristinare “quest'abitudine affascinante del bel mondo femminile”.
Ecco qualche esempio di questa leziosa mimica floreale che oggigiorno potrebbe sembrare, per certi versi, addirittura comica:
Rosa Bianca: “I suoi petali pallidi indicano la fortuna dell'Amore eterno e puro, libero dalla passione terrena”.
Rosa Rossa: Il pegno dell'amore fedele”
Rosellina di macchia: “Chi è nato per una vita tranquilla è felice solo se vive nascosto”.
Roselline bianche: “No!”
Roselline rosse: “Sì!”
Oltre ai significati di astinenza e di purezza, il simbolismo tradizionale attribuisce alla Rosa Bianca il simbolo della morte. Alla Rosa di colore nero, in realtà rosso scurissimo, sono associati invece i significati di rinascita attraverso il dolore e il sacrificio e, conseguentemente, di vita Eterna.
I significati della rosa nera fanno dunque esplicito riferimento al potere di trasmutazione dell'Amore, morte e resurrezione, attraverso il suo simbolo prediletto, la Rosa.
Si tratta di quell'energia che può trovarsi sia a livello della passione animale come a quello della pura forza spirituale.
Simbolo dell'ideale e della passione la Rosa è dunque da sempre emblema dell'Amore ovvero dell'eterna tensione dell'umano verso il divino e dell'unione estatica dei due principi.
Elisabeth Mantovani
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