Il simbolismo del 12
Dodici è un numero completo, circolare e fa riferimento principalmente ai 12 mesi dell'anno tropico e alle 12 corrispondenti costellazioni zodiacali. Queste associazioni sono millenarie e presenti in Europa già con Arato che le cita nel III secolo a.C. Nel II secolo a.C. ce ne parla Ipparco di Nicea scopritore del moto di precessione degli Equinozi utilizzando studi molto più antichi fatti dai Babilonesi. Le 12 costellazioni dell'eclittica sono dunque un patrimonio universale poi declinato dai vari popoli in diverse simbologie. Il 12 è circolare (e universale) proprio perché fa riferimento all'eclittica e alle sue divisioni duonenarie legate al moto della Terra e al moto apparente del Sole osservato dalla Terra.
Questi 12 o 13 gruppi di stelle erano considerate sin dall'antichità e fanno oggi parte delle 88 costellazione riconosciute ufficialmente IAU (International Astronomy Union).
Esse sono, come abbiamo detto, tra le costellazioni più antiche e per lo più derivano dalle trasmissioni che ci ha lasciato la cultura greca. I loro nomi e significati sono strettamente associati alla mitologia.
Anche i popoli abitanti della Mesopotamia avevano raggruppato le stelle e molte delle costellazioni conosciute da essi sono poi transitate, insieme ai loro significati simbolici e mitologici, in Grecia.
Il primo a parlarci delle costellazioni, infatti, fu Arato che visse nel III sec. a.C in Grecia, poeta del primo periodo ellenistico.
Le costellazioni di cui ci parla Arato nei cinque libri Astrica (sulle stelle) non appartengono tuttavia alla sfera celeste osservabile dalle sue latitudini e nel periodo in cui visse.
Dalla dislocazione delle costellazioni che Arato ci descrive si può capire che esse appartengano alle osservazioni di un popolo vissuto duemila anni prima a una latitudine di circa 35° N. L'unico popolo vissuto a quell'epoca a quella latitudine furono gli Accadi, una popolazione della Mesopotamia.
Nel secolo scorso furono ritrovate nella zona abitata dagli Accadi, alcune tavole riportanti le costellazioni di Arato.
Le costellazioni accadiche furono dapprima legate a miti e simboli della cosmogonia mesopotamica, transitando nella cultura greca le figure e i simboli vennero adattati e mutati attraverso l'apporto nella mitologia greca.
Filone di Alessandria (50-20 a.C) è stato il primo a mettere in relazione il dodici con i testi sacri della cultura giudaica associando le dodici costellazioni zodiacali ai dodici patriarchi biblici la cui veste sarebbe ornata da una placca con dodici pietre, le stelle dello zodiaco. Clemente Alessandrino, che visse tre secoli dopo nel III secolo, riprese la medesima associazione fatta dal suo compatriota aggiungendo il riferimento ai dodici apostoli.
Le dodici costellazioni dello zodiaco diventarono da quel momento prefigurazione degli apostoli e il Sole simbolo di Cristo. Per questo il disco solare verrà spesso rappresentato nella cultura cristiana con dodici raggi che rappresentano i dodici mesi dell'anno e le relative costellazioni.
Nelle omelie clementine si legge: "Proprio come il Signore ebbe 12 apostoli, allo stesso modo anche Giovanni il Battista evìbbe trenta discepoli corrispondenti al computo mensile della Luna".
Dalle dodici costellazioni zodiacali deriva l'immagine del cerchio, il simbolo geometrico più diffuso. Esso ricorda il moto apparente del Sole e delle stelle e simboleggia perciò il cielo, mentre il quadrato rappresenta la Terra. Secondo una simbologia derivante dal pitagorismo, il cerchio rappresenta la forma perfetta per eccellenza. Pertanto, per esprimere l'appartenenza di qualcuno al mondo celeste lo si rappresenta con un cerchio intorno al capo, l'aureola. Dal momento che il cerchio è un simbolo solare, l'aureola sarà spesso dorata. Il cerchio, la ruota zodiacale, la corona circolare, sono dunque simboli associati al Sole, al moto della Terra e che rinviano perciò al mondo celeste e alla perfezione.
Elisabeth Mantovani
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