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Storia, credenze e leggende sulle eclissi dall'antichità all'età moderna



Nel corso della storia l’uomo ha accordato alle eclissi molta attenzione considerandole quasi sempre eventi nefasti portatori di morte e di carestie. Solo nel XVIII secolo la credenza e l’uso di considerare le eclissi in associazione a decessi di sovrani, carestie e altri eventi negativi fu smentita e accantonata definitivamente nell’ambito della superstizione. Questo fatto fu senz’altro dovuto al progressivo affrancarsi dell’astronomia dall’astrologia e dalla magia: un percorso già aperto dagli astronomi arabi a partire dall’XI secolo e culminato in Europa con l’estromissione degli studi astrologici dalle Università, in alcuni casi già a partire dagli inizi del XVI secolo.

Il Sole e la Luna, luci del giorno e della notte e fonti primarie per la vita biologica sulla Terra, furono i primi astri ad essere venerati dagli uomini sin dai tempi della preistoria. Agli albori degli studi astronomici le più avanzate civiltà del pianeta, i Sumeri poi i Babilonesi, gli Egiziani e poi i Greci, attribuivano ancora un'importanza vitale ai due astri del giorno e della notte, un'importanza che si traduceva attraverso la loro venerazione in forma di divinità, essenziali portatrici di vita.

Tutti questi popoli conoscevano le eclissi e i greci ne avevano desunto persino le cause. Nonostante le avanzate conoscenze astronomiche che popoli come i Babilonesi, i Persiani e i Greci raggiunsero in alcuni periodi della loro storia antica, le eclissi continuarono ad essere segno di cattivi presagi: l'oscuramento di una delle due sorgenti di luce, di calore e di vita biologica non poteva che avere ripercussioni sulla vita fisica e spirituale degli uomini.
Oggi, a distanza di migliaia di anni, l’astrologia s'interroga ancora sulle possibili ripercussioni delle eclissi nella vita collettiva e individuale degli uomini ma vediamo cosa accadeva in antichità.
La più antica testimonianza relativa ad un’eclissi proviene dalla Cina e data circa 4000 anni fa. Le testimonianze cinesi raccontano come, in previsione di un’eclissi, tamburi e arcieri reali dovessero essere pronti per spaventare e combattere il drago che divorava il Sole. La sua scomparsa, seppure per pochi minuti, era infatti un pessimo presagio per la sorte dello stesso re, legittimato dal volere celeste. I Cinesi, dunque, erano in grado di fare previsioni già 2000 anni prima di Cristo.
Il primo documento scritto riguardante un’eclissi di Sole si deve invece ai Babilonesi: 3.752 anni fa, esattamente il 3 maggio 1735 a.C., i Babilonesi furono spettatori di un’eclissi solare totale e la documentarono sulle loro tavolette d’argilla incise in scrittura cuneiforme.
Questa preziosa testimonianza fu ritrovata nel 1948 nell’antica città di Ugarit, nell’attuale Siria. I babilonesi erano attenti osservatori del cielo e tennero dettagliate annotazioni sugli eventi celesti e sui movimenti del Sole e della Luna e di alcuni pianeti come Mercurio e Venere. Il meticoloso lavoro degli astrologi mesopotamici li condusse anche a registrare con attenzione tutte le eclissi che avvenivano ciclicamente e ciò li rese successivamente in grado di prevederle con precisione. Essendo il Sole e la Luna associati alla regalità, le eclissi lunari e solari erano considerate presagi particolarmente infausti per i re babilonesi. Quando le eclissi divennero prevedibili, i re potevano nominare in anticipo i loro sostituti sui quali si sarebbe scaricata la rabbia degli dei, lasciando illeso il vero re che avrebbe potuto continuare a governare. Durante il verificarsi di questi eventi il re-sostituto veniva ucciso in modo che il nefasto presagio si verificasse.
Lo strumento messo a punto per predire le eclissi fu la scoperta del cosiddetto Ciclo di Saros. Furono i Caldei a rendersi contro che le eclissi lunari e solari si ripetono ogni 18 anni (223 mesi sinodici o lunari). Durante questo periodo, detto appunto Saros, si verificano 29 eclissi di Luna e 41 eclissi di Sole.

Le scoperte fatte dai Babilonesi e dai Caldei furono ampliate e puntualizzate dai persiani e dai greci.

Uno dei popoli che in antichità diede più impulso all’astrologia, essendo questa legata anche a divinità e pratiche religiose, furono i Persiani. Sin dall’epoca achemenide le eclissi erano considerate una punizione divina nei confronti degli uomini: si credeva infatti che ogni volta che questi avessero compiuto azioni malvage e in contrasto con le leggi divine, gli dèi oscurassero le luci del cielo lasciando gli uomini al buio più o meno completo, tormentati dai loro incubi e rimorsi.

I Greci ripresero gli studi dei Babilonesi e considerarono le eclissi come un fenomeno ricorrente che si poteva prevedere con accuratezza. Nel II secolo Tolomeo elaborò le sue teorie astronomiche per il calcolo delle eclissi sulla base delle tavole ereditate dai Babilonesi. Secondo Tolomeo le eclissi avrebbero un’influenza diversa a seconda dei colori che appaiono in occasione del fenomeno: “Se appaiono neri o lividi sono significatori dei medesimi effetti di cui parlammo riguardo alla stella di Saturno; bianchi, di quelli della stella di Giove; rossicci, di quelli della stella di Marte; fulvi, di quelli della stella di Venere; e se son variegati, di quelli della stella di Mercurio.”
Anche se le teorie di Tolomeo aprono ad una visione non solamente negativa dell’interpretazione delle eclissi basata sulle congiunzioni e gli aspetti maggiori all’eclissi a seconda dei segni e delle case implicate e del loro rapporto rispetto alla genitura (gli aspetti dell’eclissi ai pianeti natali), attraverso i secoli le eclissi furono considerate quasi sempre in modo nefasto. Se oggigiorno considerare l’effetto di un’eclissi sul destino dell’uomo è ritenuto superstizione non era così presso gli antichi romani presso i quali considerare un’eclissi come un fenomeno naturale e non imputabile alla volontà degli dèi era considerato un reato.

Il Medioevo occidentale ereditò gli studi astronomici fatti dagli arabi sulla base della tradizione persiana la quale ampliò e perfezionò gli studi compiuti dai babilonesi e dai caldei. Durante il Medioevo gli arabi contribuirono a una forte razionalizzazione ed astrazione degli studi astrologici dando grande impulso allo sviluppo della matematica ai fini dell’astronomia e dell’astrologia. Il legame creato dagli arabi tra astronomia e matematica contribuì nei secoli successivi alla graduale scissione tra astronomia e astrologia. Nonostante ciò per tutto il Medioevo in Europa astronomia e astrologia furono studiate insieme e rientrarono negli interessi della Chiesa: filosofi e teologi cristiani attribuirono alle eclissi un potere nefasto capace di oscurare la coscienza divina e di provocare epidemie e carestie. Rodolfo il Glabro, monaco e cronista del sec. XI, nato in Borgogna verso il 985, scrisse gli Historiarum libri quinque che narrano i fatti dal 900 al 1044. Nel quarto libro delle Historiae, Rodolfo il Glabro parla anche di due eclissi di Sole e di eventi nefasti che esse avrebbero provocato: la prima, del 22 agosto 1037 avrebbe provocato la morte stessa dell’Imperatore Corrado II, insieme alla scomparsa di altri personaggi famosi dell’epoca, mentre la seconda eclissi del 21 novembre 1046 avrebbe causato una violenta carestia di vino e di legumi.

A partire dal Medioevo e durante tutto il Rinascimento le eclissi rientrarono inoltre nel folklore popolare e furono associate a formule e incantesimi operati dalle streghe e in grado di influire sul Sole e sulla Luna. Attraverso queste formule si credeva che alcune donne avessero il potere di “ipnotizzare la Luna” obbligandola ad avvicinarsi alla terra per deporre una sorta di rugiada schiumosa sulle erbe di cui si sarebbero poi servite le fattucchiere per compiere ogni sorta di sortilegi. Il sole invece, sempre avvicinandosi alla terra, avrebbe bruciato non solo piante e coltivazioni, ma anche il cervello degli uomini facendoli diventare matti. Quindi, per impedire che la Luna o il Sole udissero queste formule malefiche, all’inizio delle eclissi tutti gli abitanti dei villaggi si mettevano a correre sui campi facendo un fracasso infernale, agitando campanacci da mucca, martellando lastre di rame e di bronzo, percuotendo incudini e urlando come pazzi.

Nel Rinascimento l’astronomia e l’astrologia erano ancora intrecciate: grandi studiosi come John Dee, astronomo, filosofo e alchimista al servizio di Elisabetta I e Tycho Brahe, che operò a Praga al servizio di Rodolfo II d'Asburgo, si occuparono delle eclissi e dei loro effetti.
Tycho Brahe in particolare fu una figura di transito verso un approccio illuministico alla scienza astronomica. Nonostante questo egli predisse le eclissi con precisione associando ad esse la causa di eventi nefasti e decessi come quello del sultano Solimano il Magnifico in occasione dell’eclissi di Luna dell’ottobre 1566, previsione che gli procurò per un certo tempo una fama diffusa.

Elisabeth Mantovani
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lug 13, 2019 Categoria: General Postato da: elisa

Elisabeth Mantovani



Astrologa, Storico dell'Arte, esperta di Arte e Simbolismo
Guida Turistica della Regione Emilia Romagna.


Il mio percorso e le mie
attività.
Mi interesso sin da giovanissima allo studio dei simboli e all’Arte.
Ho iniziato il mio percorso all’interno degli insegnamenti esoterici avvicinandosi all’arte simbolica di fine ottocento, in particolare all’arte visionaria di Blake, al misticismo e al modo di concepire il fare pittorico dei prerafaelliti.

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